“Stupido nasone, mi manchi troppo.” Non è pudore quello che si sente nelle parole di Marina Morpurgo, è limatura, perché la parola levigata, lieve, fa risuonare i sentimenti più immensi. E i più difficili.
Il nasone è quello del Conte di Colico, al secolo Blasco, il Can de Agua che negli ultimi otto anni ha condiviso vita, casa, passeggiate, umori e battiti di cuore con Marina. Un incontro online.
“L’ho visto su Facebook, cercava adozione e io stavo cercando un cane che potesse fare compagnia a mia madre. Telefono, ma il cane è grande, troppo. Quegli occhi, però, continuavano ad apparire nella mia mente e ho capitolato.”
Inizia, così, un gioco di intrecci, di rimandi nel tempo e nello spazio, di coincidenze, fatto di gesti, atti e parole.
Sì, perché Blasco era nato, l’11 marzo 2008, a Gambassi, un piccolo paese vicino a Firenze, sconosciuto ai più. E a Gambassi, trovò rifugio e salvezza, nel 1943, la famiglia Bassani, con la giovane Cecilia, madre di Marina, in fuga dalle deportazioni che seguirono alle leggi razziali.
Memorie e Memoria. Basterebbe questo a scatenare l’urgenza di un racconto (al resto, pensa la vita). E questo racconto di incontri, famiglia, coincidenze e altra umana materia Marina lo scrive e lo pubblica, con il titolo “E’ solo un cane (dicono)”, edizioni Astoria. Un romanzo sul tema della perdita, ma anche sulla salvezza, sulle radici e sul ritrovarsi, sulle casualità e sulle risata come sentimento, sui paesaggi e su un cane.
Sì, il cane. Che cosa succede quando Blasco arriva a casa? “Conduciamo una vita assolutamente normale, io lavoro da casa, quindi, passiamo molto tempo insieme. Le uscite durante il giorno e, nel fine settimane, camminate in montagna. Blasco mi segue ovunque, è un gran fifone, ma caratterialmente un santo, totalmente refrattario al gioco, mi guardava come dire: cosa vuoi con la palina?”
Blasco, a un certo punto, si ammala, la diagnosi non perdona: osteosarcoma.
Blasco viene operato, un intervento complesso per la sostituzione del bacino con uno in titanio e l’amputazione di un arto. E’ un cane forte, esce benissimo dall’operazione. Inizia la chemio e il suo fisico risponde in modo eccellente. Blasco e Marina conquistano, con le terapie e una straordinaria determinazione, molti mesi di assoluto benessere e di straordinaria mobilità. “Abbiamo passeggiato insieme, davvero tanto, costretti a fermarci solo gli ultimi mesi.” E con l’arrivo della malattia di Blasco, Marina inizia a scrivere il romanzo.
Milano è troppo angusta e grigia per questa storia fatta di confini che si superano. Marina decide di trasferirsi a Colico, nei monti sopra il lago di Como. In quella dimensione con pochi muri ma immensa di verde, si sente a casa. Blasco conquista il blasone. E la parola.
Si erano conosciuti su Facebook e proprio il social network trasforma la loro storia in un racconto condiviso. “Scrivo alcuni post, racconto di Blasco, della sua malattia. C’è chi legge, chi commenta, chi chiede. Le persone partecipano e quasi spingono la tua mano a scrivere e scrivere ancora.” Marina è giornalista, autrice di libri anche per ragazzi, ha una penna leggera ma incisiva, dotata di intelligente ironia. Il muso nascosto da lunghi peli neri, l’atteggiamento pensoso e schivo, gli occhi di dolcezza profonda, Blasco è il protagonista parlante dei post di Marina. Racconta non la sua malattia, ma la relazione con l’infermiera bipede che gli è toccata in sorte, giocata sul filo di un affettuoso e divertente conflitto di interessi tra le pretese di maggiore “efficienza professionale”, attraverso appelli per la ricerca di nuovo personale qualificato, e il desiderio di accompagnarsi con attenzione, rispetto e tenerezza attraverso un passaggio di vita difficile. Usando una delle armi più potenti del cuore: la risata.
Il timido Conte di Colico raduna una corte che cresce giorno dopo giorno. “Abbiamo conosciuto tante persone, lungo questo cammino, e tante si sono conosciute tra loro. Ci hanno fatto compagnia, ma sono state anche di supporto concreto in molte occasioni.”
La corte del Conte di Colico oggi segue Marina negli appuntamenti nelle diverse città in cui sta presentando il suo libro, una vera piccola folla. E’ quello che accade quando si vive (solo) con un cane.
“Mia nonna Irma era di Ferrara” – scrive Marina sulla sua pagina Facebook – “E dalla casa della nonna Irma nessuno usciva affamato e nessuno usciva sconfortato. O poi! (con “O poi!” nella mia famiglia materna si chiudevano in modo tombale le discussioni: a un “o poi!” non c’era possibile replica):”
Marina ha imparato bene la lezione di nonna Irma.
Marina Morpurgo, “E’ solo un cane (dicono)”, Ed. Astoria
Per chi volesse incontrare Marina e il suo romanzo, l’appuntamento a Milano è per martedì 8 novembre alle ore 19, allo Spazio Myriam Volterra in corso Monforte 16.